lunedì 6 dicembre 2010

Stato d’allarme e stato democratico

Scriviamo queste righe mentre la vicenda è in corso. Non sappiamo come andrà a finire e cerchiamo di andare oltre la semplice notizia della chiusura dello spazio aereo spagnolo come conseguenza di un’astensione di massa da parte dei controllori di volo che ha tenuto in scacco il paese il giorno dell’inizio del ponte dell’Immacolata, che in Spagna è chiamato della “Purissima”.
Come prima cosa si deve chiarire che lo sciopero dei controllori è inaccettabile, non si può lasciare tutto un paese senza trasporto aereo senza preavviso adeguato soprattutto in periodo di ferie. Questo comportamento non ammette scuse.
Ciò detto, anche la reazione del governo spagnolo che, con il Real Decreto 1673/2010 de 4 de diciembre http://www.boe.es/diario_boe/txt.php?id=BOE-A-2010-18683, ha decretato lo stato d’allarme, è inspiegabile. In un paese democratico nessuna ragione può giustificare che un collettivo civile sia sottoposto al potere militare per il solo fatto di scioperare e invece questo decreto ha trasformato i controllori di volo in personale militare.  
La sospensione di diritti e libertà prevista dalla costituzione in alcuni casi, era vista sinora come abbastanza retorica e pensata per i casi di catastrofe naturale, fino a quando proprio un governo socialista l'ha fatta tornare reale e presente.
Secondo la legge, durante lo stato d’allarme, i militari e la polizia possono – come sembra sia accaduto- andare a prendere le persone a casa loro e costringerle a lavorare con la forza, sotto minaccia di finire davanti a un giudice militare anziché civile.
Il Decreto è rivolto ai controllori di volo, ma questo apre diverse questioni: se qualcuno esprime solidarietà con i lavoratori si può considerare coinvolto, quindi giudicabile militarmente? E di quante persone si parla: decine, centinaia, migliaia? Risulta evidente che, di questo passo, i limiti sono difficili da determinare e le conseguenze della sospensione delle libertà costituzionali possono diventare imprevedibili.
La vicenda che ha portato alle misure straordinarie prese dal governo di Lluís Rodriguez Zapatero non è così recente da giustificare un provvedimento di tale peso e urgenza. Da anni i controllori di volo avvisavano di essere disposti a prendere posizioni estreme di fronte ad una riduzione dei privilegi imposta dalle circostanze. Si tratta di un collettivo con stipendi da favola, con un potere contrattuale molto alto, deciso a far valere le proprie ragioni per quanto ingiustificate possano sembrare ai comuni mortali.
Da diversi mesi le minacce di reazione erano sempre più chiare e non c’è stata da parte del governo e di AENA, la società aeroportuaria statale spagnola, la capacità di gestire il conflitto. In pratica non si è fatto abbastanza per evitare il prodursi di una situazione estrema, anche se del tutto prevedibile, come quella che viviamo in questi giorni.
La militarizzazione di un gruppo di lavoratori ha generato multiple conseguenze -visto che non è certo che si possano trasformare centinaia di operatori professionali in altrettanti soldati- e ne ha provocate molte altre riportando la Spagna ad una condizione di fragilità costituzionale mai vista dai tempi del tentativo di colpo di stato del colonnello Tejero.