mercoledì 13 aprile 2011

La Catalogna ha deciso: un referendum si può fare

257.645 Votanti fanno di Barcellona la capitale del “Dret de decidir”.
La capitale catalana rompe il tabú sul fatto che le grandi città siano terreno difficile per un referendum indipendentista.
Più di settemila volontari hanno assicurato un funzionamento pacifico, democratico e perfetto delle operazioni di voto.
Quando l’11 settembre 2009 questa avventura è cominciata quasi per caso, nata spontaneamente da un gruppo di cittadini di Arenys de Munt – che di anime ne ha ottomila e ne ha portate a votare 2671- scrissi il mio primo articolo sulla politica di questo paese.
Avevo capito che era successo qualcosa di diverso ma non sapevo quasi nulla – a parte la bella immagine che tutti ne abbiamo, a condizione che si tratti di un paese lontano – del sentimento di autodeterminazione di un popolo.
In quest’anno e mezzo ho cercato di parlare con tutta la gente possibile, di leggere quello che ho potuto, di scrivere quello che ho saputo. Niente, però, mi ha dato la sensazione di questi giorni vedendo da vicino i volontari che raccolgono voti per un referendum che si sono dovuti inventare dal nulla. E che hanno portato a termine, con precisione e coerenza.
Senza retorica e senza voler fare l’analista politico, da italiano che vive in Catalogna, posso dire che qualcosa è veramente cambiato. Dopo che il 21,37% dei barcellonesi, ma anche di molti altri comuni che ieri 10 aprile, hanno deciso che un referendum si può fare su qualsiasi argomento, per votare SI o NO, le cose non saranno più come prima.