lunedì 27 dicembre 2010

Un Paese e la sua gente

Credo in questo Paese e nella sua gente
È la frase che si può leggere nella pagina del sito della Generalitat de Catalunya, dedicata al suo nuovo Presidente, 
Artur Mas i Gavarró: http://www10.gencat.cat/elpresident/AppJava/cat/index.jsp#

Questo è il video del suo giuramento al palazzo della Generalitat de Catalunya il 27 dicembre 2010, messo in linea dal suo partito, CIU (Convergència i Unió). Quella che in questo montaggio non si sente, ma che Mas ha pronunciato, è la frase del giuramento in cui promette non solo la fedeltà alla costituzione spagnola e allo statuto catalano ma, fuori dal protocollo, anche la "piena fedeltà al popolo di Catalogna". Messaggio chiaro lanciato ad uno stato, la Spagna, che ha delegato ai tribunali la difesa dell'integrità della patria. Uno stato che ha inviato solo il terzo vicepresidente del Governo a rappresentarlo. Uno stato che invia ogni giorno il re, la regina, il principe o le "infante" a inaugurare ospedali e linee ferroviarie, ma non ad assistere al giuramento del presidente di una delle sue più importanti comunità autonome.

domenica 26 dicembre 2010

Nicolau Maria Rubió i Tudurí


Ho sempre pensato di informarmi meglio su un architetto catalano poco conosciuto, almeno fuori dall’ambiente degli addetti ai lavori, che ha lasciato un’impronta importante visibile a tutti progettando giardini che chiunque ha visto, almeno una volta a Barcellona. Mi riferisco a Nicolau Maria Rubió i Tudurí, nato a Menorca nel 1891 e morto a Barcellona novant’anni dopo. Tutti passeggiano nel suo “Turó park” e molti hanno visto o sentito parlare del parco della villa La Tamarita, che si trova proprio all’inizio della sfolgorante avinguda Tibidabo.
Una vita lunga e una cultura amplissima l’hanno portato dal neoclassicismo dei giardini del Palazzo reale di Pedralbes, fino al razionalismo di Le Corbusier con la sede di Ràdio Barcelona al Tibidabo.

Quello che mi affascina di lui è la capacità di mescolare i linguaggi più apparentemente tradizionali e declinarli ad un uso contemporaneo sempre con l’obiettivo del confort, dell’uso civile, fuggendo dalla rigidità monumentale.
Non era solo, in quell’inizio del Novecento, a staccarsi dai dogmi del razionalismo tedesco, troppo freddo per la latitudine della Catalogna. Forse non si trattava solo di medierraneità perché anche altri, come lo sloveno Jože Plečnik, che a Praga restaurava il castello medievale o l’inglese Sir Edwin Lutyens, sapevano maneggiare il linguaggio classico con colonne, modanature e capitelli, in modo da non far percepire dove finiva l’antico e cominciava il moderno.

mercoledì 22 dicembre 2010

Finalmente il Governo...

Domani la Generalitat di Catalogna avrà un nuovo presidente. Artur Mas potrà essere eletto in seconda convocazione dal Parlamento quando è sufficiente la maggioranza semplice, grazie all'astensione del PSC.
Contemporaneamente dovrà affrontare le conseguenze delle sentenze del Tribunal Costitucional e la del Tribunal Suprem che stanno obbligando alla revisione del modello di immersione linguistica, che dal 1983 ha permesso di salvare la lingua catalana e di garantire una convivenza riconosciuta e lodata da tutto il mondo.
Il giornale ARA distribuirà questa immaginetta in formato adesivo per farne una campagna popolare di protesta e, finalmente, il Governo della Generalitat dovrà reagire formalmente di fronte a quello che è solo l'ultimo di una serie di attacchi da parte delle istituzioni spagnole.
Dopo il segnale lanciato il 10 luglio scorso dal milione di persone scese in piazza, adesso tocca al nuovo Presidente muovere la pedina.

domenica 19 dicembre 2010

Velocità...


La realizzazione della rete ad alta velocità spagnola, che proprio ieri ha inaugurato il tratto Valencia-Madrid, procede a macchia di leopardo: non ha ancora completato quello fra Figueres e Barcellona e non si sa ancora la data di fine dei lavori. Oggi, per andare in treno da Barcellona fino in Francia, si deve arrivare a Figueres con la linea normale, cambiare stazione e prendere l'alta velocità. 
Da notare anche il fatto, insolito, che nessuna autorità pubblica spagnola o catalana abbiano assistito al viaggio inaugurale. 



giovedì 16 dicembre 2010

Scelta rosa

Questo è il testo del comunicato di una nota agenzia di stampa italiana sull'elezione della prima donna presidente del parlamento catalano. Superficialità, errori, banalità, ci fanno dubitare una volta in più sull'affidabilità di professionisti dell'informazione in italiano.

"Inedita scelta rosa, eletta Nuria de Gisbert del partito Ciu.
Nuria de Gisbert, del partito nazionalista moderato Ciu, e' diventata oggi la prima donna presidente del parlamento di Catalogna. Durante la seduta costitutiva del 'Parlament', dopo le elezioni di novembre vinte da Ciu, de Gisbert e' stata eletta con 77 voti a favore su 135.
La settimana prossima e' prevista l'investitura da parte del parlamento di Barcellona del leader di Ciu Artur Mas quale nuovo presidente della Generalitat, il governo regionale catalano".

La presidentessa del parlamento si chiama Núria de Gispert e non Gisbert. La scelta "rosa", come la definisce l'agenzia, sarà anche inedita per la massima carica, ma non lo è per il Parlamento, arrivato in questa legislatura ad una presenza femminile del  41,5 % .
A parte la genericità della traduzione "partito nazonalista moderato",  non ci sembra corretto paragonare il parlamento di una comunità autonoma spagnola ad uno regionale italiano. 
Scrivere questo vuol dire non sapere nemmeno di cosa si parla, vuol dire che si passano le proprie giornate a girare per ristoranti e ambasciate, anzichè fare il lavoro per il quale si è profumatamente pagati. 

mercoledì 8 dicembre 2010

Restituzione di un simbolo

Siamo sotto Natale e i lavori di ricostruzione delle Quattro Colonne a Montjuïc sono quasi terminati.
Prima di ogni giudizio estetico si deve sapere che questo monumento fa parte del progetto generale concepito nel 1919 dall'architetto Josep Puig I Cadafalch, fu realmente eseguito e restò al suo posto fino al 1928.
Si tratta quindi della restituzione, dovuta, di una parte importante della storia e dell'unità del progetto. Trattandosi di un simbolo la sua importanza aumenta ancora di più in quanto testimone del tentativo di una comunità di tornare alla normalità. 
Può non piacere a prima vista, soprattutto per coloro che non ne conoscono la storia
Può non piacere anche a coloro che non accettano la realtà di un Paese come la Catalogna, che si riconosce nei propri simboli.
Fra pochi mesi il monumento farà parte dell'intorno, non se ne parlerà più cosí tanto ma tutti continueranno a vedere le quatre barres con capitello ionico che simboleggiano una Catalogna colta e civile.

Segnaliamo:
 http://www.elpunt.cat/noticia/article/2-societat/5-societat/342575-quatre-barres-coronades.html
e questo video dell'emittente Barcelona Televisiò BTV:


www.btvnoticies.cat

lunedì 6 dicembre 2010

Stato d’allarme e stato democratico

Scriviamo queste righe mentre la vicenda è in corso. Non sappiamo come andrà a finire e cerchiamo di andare oltre la semplice notizia della chiusura dello spazio aereo spagnolo come conseguenza di un’astensione di massa da parte dei controllori di volo che ha tenuto in scacco il paese il giorno dell’inizio del ponte dell’Immacolata, che in Spagna è chiamato della “Purissima”.
Come prima cosa si deve chiarire che lo sciopero dei controllori è inaccettabile, non si può lasciare tutto un paese senza trasporto aereo senza preavviso adeguato soprattutto in periodo di ferie. Questo comportamento non ammette scuse.
Ciò detto, anche la reazione del governo spagnolo che, con il Real Decreto 1673/2010 de 4 de diciembre http://www.boe.es/diario_boe/txt.php?id=BOE-A-2010-18683, ha decretato lo stato d’allarme, è inspiegabile. In un paese democratico nessuna ragione può giustificare che un collettivo civile sia sottoposto al potere militare per il solo fatto di scioperare e invece questo decreto ha trasformato i controllori di volo in personale militare.  
La sospensione di diritti e libertà prevista dalla costituzione in alcuni casi, era vista sinora come abbastanza retorica e pensata per i casi di catastrofe naturale, fino a quando proprio un governo socialista l'ha fatta tornare reale e presente.
Secondo la legge, durante lo stato d’allarme, i militari e la polizia possono – come sembra sia accaduto- andare a prendere le persone a casa loro e costringerle a lavorare con la forza, sotto minaccia di finire davanti a un giudice militare anziché civile.
Il Decreto è rivolto ai controllori di volo, ma questo apre diverse questioni: se qualcuno esprime solidarietà con i lavoratori si può considerare coinvolto, quindi giudicabile militarmente? E di quante persone si parla: decine, centinaia, migliaia? Risulta evidente che, di questo passo, i limiti sono difficili da determinare e le conseguenze della sospensione delle libertà costituzionali possono diventare imprevedibili.
La vicenda che ha portato alle misure straordinarie prese dal governo di Lluís Rodriguez Zapatero non è così recente da giustificare un provvedimento di tale peso e urgenza. Da anni i controllori di volo avvisavano di essere disposti a prendere posizioni estreme di fronte ad una riduzione dei privilegi imposta dalle circostanze. Si tratta di un collettivo con stipendi da favola, con un potere contrattuale molto alto, deciso a far valere le proprie ragioni per quanto ingiustificate possano sembrare ai comuni mortali.
Da diversi mesi le minacce di reazione erano sempre più chiare e non c’è stata da parte del governo e di AENA, la società aeroportuaria statale spagnola, la capacità di gestire il conflitto. In pratica non si è fatto abbastanza per evitare il prodursi di una situazione estrema, anche se del tutto prevedibile, come quella che viviamo in questi giorni.
La militarizzazione di un gruppo di lavoratori ha generato multiple conseguenze -visto che non è certo che si possano trasformare centinaia di operatori professionali in altrettanti soldati- e ne ha provocate molte altre riportando la Spagna ad una condizione di fragilità costituzionale mai vista dai tempi del tentativo di colpo di stato del colonnello Tejero.

giovedì 2 dicembre 2010

Novità sulla legge che vieta le corride

Dal 2012 entrerà in vigore la legge catalana che proibisce le corride nel suo territorio. Intanto questa settimana il Tribunale Costituzionale ha accettato il ricorso, promosso da un senatore del Partito Popolare, che sostiene che le Comunità autonome non sono competenti per vietare questo tipo di spettacoli, in quanto si tratta di manifestazioni culturali e anche imprenditoriali. Per dare maggior forza all’azione, molte di queste Comunità governate dal PP, prima fra tutte quella di Madrid, hanno dichiarato le corride “bene d’interesse culturale”. Vale la pena notare che nelle elezioni catalane del 28 novembre, il PPC - sezione catalana dello spagnolissimo partito di Aznar - ha guadagnato posizioni ed è la terza forza  in parlamento. Nel 2006 era al 10,64% e adesso con il 12,33%  ha 18 seggi.