giovedì 22 dicembre 2011

I "papers" restano a Salamanca per ordini superiori: di chi?

Il ritorno delle ultime casse di documenti in Catalogna era cosa praticamente fatta, mancava solo l'ultima riunione ma la signora Ángeles González Sinde, ministro ancora per pochi giorni del governo spagnolo, ha dato ordine - senza alcuna spiegazione -  di interrompere il procedimento.

Fonti  informative pubbliche hanno riportato la dichiarazione del responsabile della cultura del governo catalano, Ferran Mascarell che ha dichiarato che la ministro aveva agito per “ordini superiori”.

Ma, aggiungiamo noi, chi puó essere il superiore di un ministro, se non il presidente del Consiglio dei Ministri? 
E perché questo presidente non ha voluto completare un’operazione che – oltre ad essere regolata da una legge apposita – era ormai quasi terminata?

Cose come queste fanno parte della “trasmissione di poteri” fra un governo e l’altro e ormai Zapatero non aveva nessun interesse per la questione. Al contrario di qualcuno che, nel nuovo governo, ha interessi “superiori” per trattenere questi materiali ed usarli come merce di scambio nelle prossime trattative.

lunedì 19 dicembre 2011

Gli italiani e la Guerra Civile Spagnola

Memòries creuades, experiències comunes è il titolo del convegno organizzato a Barcellona a fine novembre 2011.
Questa intervista a Paola Lo Cascio risponde alla domanda di Marco Giralucci su quale sia stata l'entità della partecipazione italiana. 



lunedì 12 dicembre 2011

Negli archivi di Salamanca, sentenze di morte e lettere d’amore

L’ultima notizia è che il governo PSOE di José Luís Rodriguez Zapatero, prima di lasciare completamente il potere in mano ai popolari di Rajoy, restituirebbe alla Catalogna una certa quantità di documenti, una parte dei Papers de Salamanca. L’informazione arriva da La Razon, un giornale schierato senza equivoci con la destra spagnola, per cui va presa con cautela
Nessuno dei due grandi partiti spagnoli, del resto, si è distinto nella ricerca della soluzione a un problema che si trascina da trent’anni fra le due comunità di Catalogna e Castiglia o, per meglio dire, fra la Catalogna e tutto il resto di Spagna.
Il vero problema è riconoscerla o meno come nazione, distinta dalla Spagna. Ci sono due possibilità:
La prima: la Catalogna è una nazione, in questo caso è normale che i documenti di guerra custoditi in un altro territorio come la Castiglia vengano restituiti ai legittimi titolari.
La seconda: la Catalogna fa parte della nazione spagnola, dunque non è così importante se l’archivio si trova in una regione piuttosto che in un’altra.

Cosa sono e perché hanno tanta importanza

A Salamanca sono custoditi una serie di documenti ufficiali e personali che appartengono al governi Catalano, Baleare, Valenzano Galiziano e Basco, insieme a corrispondenza privata fra soldati repubblicani e le loro famiglie. Alcuni dei destinatari delle lettere sono ancora vivi e, paradossalmente, fra questi documenti convivono sentenze di morte e lettere d’amore





Questi fondi furono sequestrati dall’esercito franchista dopo il 1939 come bottino di guerra e inviati nella città castigliana dove Franco aveva creato el Archivo General de la Guerra Civil Española .

Solo in Catalogna, fra il 1938 e il 1940, furono requisite 160 tonnellate di documenti e libri. C’era di tutto: dai documenti del governo della Generalitat, organismi dello Stato, fino a quelli dei sindacati, partiti politici, giornali, case editrici, associazioni di ogni tipo ed anche biblioteche private.
Secondo gli esperti, per trasportare tutto il materiale, furono necessari 12 vagoni ferroviari e diversi camion.
Per vent’anni questo materiale fu la base di dati che la dittatura usò per le informazioni su persone che avevano servito la Repubblica o si erano schierate con la sinistra.
Alcuni studiosi sostengono che quelli che in catalano si chiamano “Els papers de Salamanca” comprendano anche certificati di morte di soldati uccisi e, soprattutto, elementi che possano aiutare a ritrovare le fosse comuni dove sono sepolti i corpi dei civili assassinati.
Con il ritorno della democrazia e l’approvazione dello Statuto di Autonomia di Catalogna nel 1978, si recuperano le istituzioni ed anche la competenza sul patrimonio archivistico.
Nel 1995 il governo spagnolo –PSOE – approva il ritorno dei documenti.
Nel 2000, dato che non si muove nulla, alcuni partiti presentano richieste formali e proposte di legge perché si dia luogo alla restituzione.
Nel 2003 la situazione non è cambiata.
Nel 2006 il parlamento spagnolo approva una legge per la restituzione, la 21/2005, del 17 di novembre.

A tutt’oggi quasi tutti i materiali, salvo un gruppo di plichi e casse che sono stati restituiti, rimangono ancora negli archivi di Salamanca dove, con la scusa di trattenere un patrimonio storico nella città, si è arrivati anche a custodire l’entrata dell’edificio con guardie armate.
La titubanza dei socialisti è dovuta alla presenza in Castiglia di proprio elettorato e amministratori, mentre la resistenza dei popolari – esclusi quelli catalani, questo va detto – è giustificata col fatto che il patrimonio archivistico è di pertinenza cittadina e non può essere sottratto. Da notare che contro la restituzione si sono organizzate anche manifestazioni di piazza, con importante partecipazione della popolazione.
Sull’argomento è attiva un’organizzazione che ha come unico scopo il ritorno dei documenti in Catalogna, la Comissió de la Dignitat.

Non sappiamo, oggi, se i documenti saranno restituiti ma per il momento sembra difficile.
La cocciutaggine dei catalani sarà forse un luogo comune ma l’impressione è che non smetteranno di reclamare i “papers” fino a che non li avranno riavuti.
Fosse anche fra cent’anni.

http://www.larazon.es/noticia/3850-el-gobierno-sacara-300-cajas-del-archivo-de-salamanca-antes-de-irse.

http://www.comissiodeladignitat.cat/