sabato 17 luglio 2010

Padania? No, grazie!



Barcellona, Girona, Lloret de Mar, Mirò, Gaudì e la Sagrada Familia, il Camp Nou e l’F.C. Barcellona più noto come il Barça.
È molto probabile che la maggior parte degli italiani, e non solo, colleghino automaticamente queste città, persone e luoghi direttamente e unicamente alla Spagna; non è del tutto errato, ma non è neanche tutta la verità. I nomi citati possiedono un importante elemento in comune: sono tutti parte della storia, del territorio o della società della Catalogna. E tra Spagna e Catalogna le differenze sono davvero abissali. E attenzione, la Catalogna e la sue ambizioni separatiste poco hanno a che fare con la Padania.

Il perchè di tutto questo ce lo spiega Daniele Germani, che il 14 luglio scorso ha pubblicato sul giornale digitale Giornalettismo un lungo articolo intitolato L’Europa e la questione catalana: perché non si può sottovalutarla.
Ve ne proponiamo alcuni stralci veramente interessanti.

LA CATALOGNA, QUESTA SCONOSCIUTA
Il territorio che va dai Pirenei mediterranei, compresa la regione sud della Francia con capitale Perpignan, fino a sud, Comunità Valenciana e isole Baleari comprese, nonché la regione sarda di Alghero, ha costituito per centinaia di anni uno stato indipendente e potente, la Catalogna appunto, che ha imposto per secoli il proprio dominio al Mediterraneo, conquistando anche buona parte della penisola italica ed esercitando una massiccia influenza economica e culturale a tutto il meridione d’Italia. Basti considerare che il catalano, la lingua che si parla in Catalogna insieme allo spagnolo, per un lungo periodo fù anche lingua ufficiale dell’ allora Regno delle Due Sicilie. Oggi in Italia è riconosciuta come idioma puro ed è anche lingua ufficiale minoritaria della città di Alghero. Per la comprensione della questione catalana, e il perchè essa sia così importante per la Spagna e soprattutto per la Comunità Europea, senza addentrarci troppo in questioni storiche bisogna però fare un piccolo passo indietro e ripercorrere rapidamente la storia di questa regione. Fino all’11 settembre 1714, giorno della caduta di Barcellona e del Regno di Aragona per mano di Filippo V, che inglobò il territorio catalano in quello che diventerà l’attuale Spagna, la Catalogna fu un vero e proprio stato indipendente, nato quasi un millennio prima, nel X secolo, per mano di Vilfredo I. La conquista spagnola della Catalogna si protrasse fino al 1932, quando essa, dopo la caduta del dittatore Primo de Ribera, si dichiarò autonoma. Nel 1939 il dittatore Franco conquistò ancora la regione, iniziando una repressione che durò fino alla sua morte, nel 1975. Durante questo arco temporale, i separatisti furono duramente repressi e il sangue catalano scorse a fiumi. La castello-fortezza di Montjuic a Barcellona divenne il triste simbolo della repressione franchista; migliaia di catalani vi furono imprigionati, torturati e uccisi per questioni razziali o solo erano stati sentiti parlare il catalano. La lingua catalana era proibita, tanto più lo erano i simboli e le bandiere catalane; sfidare questo divieto portava direttamente nelle segrete di Montjiuc. La morte del dittatore sapgnolo diede nuova vita alla questione separatista della Catalogna. Il 1977 è ricordato dai catalani come l’anno della prima imponente manifestazione democratica a favore dell’indipendenza. Vi fu una presa di coscienza che diede impulso al primo statuto della regione autonoma della Catalogna, la quale, con la riforma della costituzione spagnola sempre del 1977, potè finalmente ristabilire una sorta di autogoverno. Per più di 30 anni, il governo catalano ha lottato al fine di guadagnare sempre più autonomia, imponendo le proprie forze di polizia (i Mossos d’Esquadra), leggi che regolamentano l’istruzione e la sanità, ma potendo fare poco riguardo l’autonomia economica. Ed è proprio questo il punto cardine dove fa perno la nascente “questione catalana”, e che rischia di incendiare il panorama politico internazionale
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http://www.giornalettismo.com/archives/72569/leuropa-questione-catalana/