giovedì 13 gennaio 2011

L'immersione linguistica

In questi giorni si sente molto parlare di argomenti relativi alla lingua catalana. Dopo la sentenza del Tribunale Costituzionale spagnolo del giugno scorso, che eliminava parti consistenti dello statuto catalano - il cui contenuto era stato ratificato dal parlamento spagnolo e approvato in referendum - il Tribunale Supremo ha cominciato ad accettare ricorsi di cittadini ed associazioni contro la legislazione autonomica catalana che stabilisce l’uso del catalano come lingua “veicolare” nella scuola e anche nella pubblica amministrazione. Per capire meglio il contenuto di queste parole non faremo una ricerca nei dizionari e in wikipedia, ma cercheremo di spiegare il peso e il significato che la questione linguistica assume in questo paese.

L’immersione è una metodologia d’apprendimento linguistico che consiste nello svolgere tutte le attività possibili in una lingua determinata. Quando, per esempio, andiamo in Gran Bretagna per imparare l’inglese – a condizione di non frequentare solo italiani - camminando per strada, facendo acquisti, lavorando, guardando la tele, andando al cinema... ci immergiamo in una lingua, e in questo modo la impariamo.
Questo tipo di insegnamento è stato adottato come strumento d’integrazione sociale, per consentire ad alunni provenienti da qualsiasi paese e lingua materna di apprendere il catalano come lingua comune, a maggioranza assoluta dal Parlamento di Catalogna nel rispetto di quanto dichiara all’art. 35 lo Statuto d’Autonomia di Catalogna*.
A nostro modo di vedere, grazie a questa scelta i catalani sono riusciti a salvare la loro lingua, quindi la loro cultura. Lo spagnolo è infatti un idioma enormemente potente che, senza una politica adeguata, avrebbe annullato il catalano anche nel proprio stesso territorio, dove si trova in una condizione minorizzata. Nel tempo si sono anche installate in Catalogna altre comunità che non parlano neanche lo spagnolo, e questo tipo di normativa ha dimostrato la sua efficacia permettendo a bambini pachistani, indiani, cinesi, rumeni di parlare almeno una lingua comune, quella di Ramon Llull.
L’Unione Europea ha riconosciuto ufficialmente il valore di questo metodo in più occasioni e la comunità internazionale lo pone come esempio da seguire. Lo stesso governo spagnolo riconosce che i giovani scolari di Catalogna hanno una conoscenza del castigliano non inferiore a quella dei loro compagni di altre comunità autonome dello stato. È verificato ed accettato quindi che il metodo non discrimina o danneggia l’apprendimento della lingua spagnola.
L’opinione rispetto a queste scelte non è la stessa per tutti i cittadini. La Spagna, dal punto di vista costituzionale, è divisa in 17 comunità autonome ciascuna con un proprio Statuto, e la Costituzione riconosce le diverse nazionalità e, quando ci sono, le rispettive lingue come co-ufficiali. Nella realtà le cose sono abbastanza diverse e molti, pur vivendo in Catalogna, non riconoscono la sua lingua come comune. 
Per questo, dopo il ricorso presentato contro lo Statuto dal Partido Popular e dal Defensor del Pueblo nominato dal PSOE, il Tribunale Costituzionale ha emesso la sentenza principale ed il Supremo si è attivato imponendo alle amministrazioni pubbliche di rivedere i propri regolamenti linguistici rispetto la presunta discriminazione del castigliano, e si appresta a ricevere i ricorsi di cittadini e associazioni.
È importante tener conto che la Catalogna ha 7,5 milioni di abitanti dei quali 1,5 sono immigrati da altri stati. Un gran parte dei rimanenti proviene da diverse generazioni di immigrazioni dall’interno della Spagna, con lingue materne come il castigliano o il gallego. 
Ció significa che, dopo la persecuzione di tre secoli e con una presenza cosí importante di persone di lingue diverse, senza la politica di tutela applicata finora, la lingua e la cultura catalane si sarebbero già estinte.


* Estatut d’Autonomia de Catalunya
Art. 35 - Drets lingüístics en l’àmbit de l’ensenyament
Dret a rebre l’ensenyament en català. El català s’ha d’utilitzar com a llengua vehicular en l’ensenyament universitari i no universitari. Els alumes tenen el dret i deure de conèixer amb suficiència el català i el castellà en acabar l’ensenyament obligatori.