martedì 17 maggio 2011

Ricard Gomà



Il Candidato Sindaco Ricard Gomà non è nuovo nell'amministrazione della città di Barcellona. Con la coalizione ICV, Iniciativa per Catalunya Verd  -  EsquerraUnida i Alternativa (EUiA), ha partecipato per sette anni al governo insieme ai socialisti di Hereu. È un esperto in politiche urbane, docente in varie università. Per avere maggiore visibilità corre da solo, e presenta un programma in cui, secondo noi, prevede già di trovarsi all'opposizione. Ne riportiamo qualche frase dimostrativa: "Faremo del nostro programma, uno spazio di politicizzazione di disagio...in difesa dei diritti e del benessere della maggioranza... non ci troveranno mai nella Barcellona vetrina di grandi eventi (come le Olimpiadi invernali ...) o nella città che trema di fronte alle potenti lobbies e ai loro interessi urbani (hotel vela ...) e nemmeno nella città autoritaria e punitiva (Ordenança del civisme ...) o la città grigia, auto e cemento (con più gallerie ...). Faremo del nostro programma uno spazio inconformista contro la Barcellona che non ci piace".

lunedì 16 maggio 2011

Jordi Hereu

Jordi Hereu è il sindaco uscente. Nonostante il suo partito non lo volesse ricandidare è riuscito a vincere le primarie -fatte per la prima volta- e sta guadagnando terreno sulle inchieste che lo davano per perdente. Non sappiamo se vincerà, ma certo venderà molto cara la pelle.

domenica 15 maggio 2011

Elezioni municipali a Barcellona 2011_00

Abbiamo deciso, insieme con gli amici di www.spaghettibcn.com ed www.espatriati.it, di andare a intervistare i candidati capolista. Qui non si elegge direttamente il sindaco ma si votano liste che, una volta insediate in consiglio comunale, costruiscono la maggioranza che elegge il sindaco. Di fatto, però, tutta la campagna è incentrata sui candidati e il resto dei candiati lavora per raccogliere voti senza quasi apparire.
Gli alcaldables cioè candidati sindaco non li abbiamo incontrati tutti perchè non sempre ci hanno risposto e, anche in quel caso, non sempre siamo riusciti a registrare un'intervista video. Non siamo tenuti a rispettare le quote e ci siamo semplicemente avvicinati a persone che, altrimenti, non si sarebbero nemmeno rivolte ad un collettivo come il nostro. Un regolamento europeo stabilisce che quando ci si iscrive al registro di residenza che qui si chiama padrò municipal, si deve decidere dove votare e solo il 2-3% degli europei opta per farlo qui. I politici evidentemente sono al corrente di questi dati e non spendono energie verso gruppi per loro insignificanti.
Detto questo, visto che la partecipazione alla vita del paese in cui si vive, piaccia o no, passa anche per il voto, meglio saperne di più.

Barcellona vive, come tutta la Spagna e la Catalogna, un momento difficile. Il modello di sviluppo cominciato con le olimpiadi ha cominciato a perdere colpi già dal 2004 con il mezzo flop dell Forum, ma nel frattempo si è dotata di una rete di infrastrutture efficace anche se non perfetta, una miriade di servizi culturali e sociali - come le biblioteche i centri civici e la sanità pubblica - rendono la città e l'area metropolitana ancora una delle zone più attraenti per viverci. Per questo, all'estero, la marca Barcelona tira ancora e il turismo non cala. Certo, l'indice ufficiale di disoccupazione è come in Spagna intorno al 20% e la classe politica, la stessa che ha lanciato e gestito la città-divertimento, non sa che pesci pigliare.

In questo contesto l'attuale sindaco socialista Jordi Hereu, dopo che il suo partito Partit dels Socialistes de Catalunya ha cercato di metterlo da parte, l'ha spuntata. Si ricandida ma le inchieste lo danno perdente e dopo oltre 30 anni di governo socialista, il centro-destra di Convergència i Uniò sembra favorito per insediare il suo candidato, in non più giovane Xavier Trias. In città regna un certo scontento per le conseguenze del turismo della birra e della prostituzione, in parte proveniente dai paesi anglosassoni, e per la presenza di una quantità importante di immigrati che, dopo essere stati sfruttati nel ramo della costruzione, adesso cominciano ad essere malvisti. Ci sarà da considerare anche la variabile dell'autodeterminazione e - dato che l'area di Barcellona costituisce un quarto della popolazione di tutta la Catalogna - anche la componente indipendentista o comunque propensa a vari livelli di federalismo giocherà un ruolo importante nella scelta del futuro sindaco.

sabato 7 maggio 2011

Creu de Sant Jordi all'italiano Stefano Grondona

Il 27 aprile la Generalitat de Catalunya ha insignito il chitarrista e musicologo Stefano Grondona con la Creu de Sant Jordi, la più alta onorificenza civile concessa a persone o entità sociali che si sono distinte nella diffusione e promozione della cultura catalana. 
La motivazione del premio è: “la sua attività concertistica e anche quella di docenza lo hanno consacrato nel panorama internazionale. Vincolato al nostro paese dalla fine degli anni ’70, si è impegnato nella ricerca storica sulla chitarra e ha diffuso le opere dei compositori catalani dedicate a questo strumento.
La sua opera discografica ed i suoi saggi definiscono una innovativa immagine della chitarra catalana nell’epoca del modernismo e recupera la figura del musicista catalano Miquel Llobet”.
Nato nel 1958, Grondona è uno dei più preparati e attenti chitarristi internazionali. Si è perfezionato con Julian Bream e Andrés Segovia, che lo indicò come suo migliore allievo. Da oltre un ventennio ha la cattedra di chitarra al Conservatorio di Vicenza.
Sono naturalmente onoratissimo di ricevere la Creu de San Jordi che premia la mia opera musicale e il lavoro di ricerca e approfondimento della musica e cultura catalane. Al compositore-chitarrista catalano Miquel Llobet ho dedicato buona parte della mia recente discografia, con l’edizione integrale delle sue opere. Llobet fu inoltre maestro di Segovia che fu anche il mio, di maestro e la cosa più incredibile è che io adoro e prediligo le chitarre di Torres, le stesse che anche Llobet suonava… Purtroppo la guerra civile e la 2° Guerra Mondiale hanno eliminato la cultura e la scuola catalana, di cui Llobet stesso era parte. Una specie di rimozione collettiva grave, a discapito di una esaltazione “folclorica”, stereotipata, della chitarra e della musica spagnola in genere”.