Autodeterminazione di un popolo
Il Parlamento di Catalogna ha definito irrinunciabile il diritto all'autodeterminazione del popolo catalano. Non era la prima volta, ma quest'ultima mozione si è votata in un momento interessante.
L'occasione era l'appoggio al referendum autogestito previsto per il 10 aprile, organizzato da Barcelona Decideix, un gruppo di associazioni di base.
Già dal 2009, dopo una prima esperienza epica ad Arenys de Munt, in tutte le città e paesi catalani si organizzano consultazioni con lo stesso quesito: “vuoi che la Catalogna diventi uno stato indipendente, democratico e sociale integrato nell'Unione europea”. L'obiettivo è dimostrare che la maggioranza della popolazione sarebbe disposta a partecipare ad un eventuale referendum ufficiale. La costituzione non ammette consultazioni referendarie di questo tipo, ma la Spagna nel 1977 ha anche ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici della UE che, all'articolo 1 dice: "Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. Nell'ambito di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale ".
Momento storico interessante
Proviamo a elencare i motivi d'interesse di questo periodo: anzitutto la proposta in parlamento è stata formulata da un nuovo gruppo di recente elezione, Solidarietà Catalana per l'Indipendenza, che ha come unico obiettivo la costituzione di uno stato proprio, integrato nell'Unione Europea. Singolare il fatto che intorno a questo testo si siano riuniti partiti abbastanza lontani fra loro, come ERC, Esquerra Republicana de Catalunya e soprattutto CIU, il partito di maggioranza relativa, cui appartiene anche Artur Mas. Interessante anche sapere che i socialisti e i popolari hanno votato contro.
Tutto questo accade in un momento che vede una situazione economica che non migliora, i rapporti con lo stato centrale peggiorano, e all'orizzonte si profila la riconquista del governo spagnolo da parte dei Popolari.
Sono passati solo sei mesi dalla manifestazione di protesta contro la sentenza del Tribunale Costituzionale spagnolo di più un milione di persone e, se è vero che al momento di votare i catalani hanno tenuto i piedi per terra, non può passare inosservato che i partiti di matrice catalana cominciano a trovare punti di accordo comune.
Fuori dal parlamento ma non dalla politica, a fine novembre è uscito ARA, un nuovo giornale multimedia in catalano, e dal maggio prossimo lo storico giornale catalano in lingua spagnola LA VANGUARDIA uscirà anche in edizione catalana.
Alcuni dicono che dai momenti di crisi nascono nuove idee e, anche se spesso si tratta di un luogo comune, stavolta siamo d'accordo.